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versión impresa ISSN 0104-4060versión On-line ISSN 1984-0411

Educ. Rev. vol.35 no.76 Curitiba jul./ago 2019  Epub 23-Sep-2019

https://doi.org/10.1590/0104-4060.67681 

Articles

Le cartiere Pigna e la produzione industriale dei quaderni scolastici (Italia, tra otto e novecento)

*Universidade de Macerata. Departamento Ciências da Formação, Patrimônio Cultural e Turismo. Diretora do Museu Escolar Paolo e Ornella Ricca. Macerata, Itália. Email: anna.ascenzi@unimc.it. https://orcid.org/0000-0002-2209-4584.


RIASSUNTO

Per la prima volta questa ricerca studia gli archivi della storica azienda Cartiere Paolo Pigna di Alzano Lombardo (Bergamo, Italia), che ha avuto un ruolo di primo piano nella storia e nella cultura italiane ed in particolar modo all’interno della scuola. Dopo essere stata rilevata da Paolo Pigna in 1867, la grande cartiera divenne immediatamente nota non solo per la sua produzione di alta qualità ma anche per essere al passo con la tecnologia e per la sua capacità di emergere in un settore dell’economia, quello dell’editoria per la scuola, che a metà del 1800 era frammentato in una moltitudine di piccoli e scarsamente meccanizzati laboratori artigianali. L’autore ripercorre cento anni della storia dell’azienda e la sua produzione per le scuole: in particolare la sua produzione di quaderni - un semplice ma efficace mezzo di messaggi iconico-verbali (morale, educativo, propagandistico, religiosi, ecc.).

Parole Chiave: Storia dell’educazione; Pubblicazioni; Italia

RESUMO

Pela primeira vez esta pesquisa estuda os arquivos da empresa histórica Cartiere Paolo Pigna, de Alzano Lombardo (Bergamo, Itália), que tem desempenhado um papel fundamental na história e na cultura italiana e principalmente dentro do âmbito escolar. Depois de ser assumida por Paolo Pigna, em 1867, a grande fábrica de papel tornou-se imediatamente conhecida não apenas por sua produção de alta qualidade, mas também por acompanhar juntamente a tecnologia e pela capacidade de emergir em um setor da economia, o da publicação para a escola, que na metade de 1800 era fragmentado em uma infinidade de oficinas artesanais pequenas e mal mecanizadas. O autor remonta 100 anos da história da empresa e sua produção para as escolas: em particular a sua produção de cadernos - um meio simples, mas eficaz de mensagens icônicas-verbais (moral, educacional, propagandística, religiosa etc.).

Palavras-chave: História da Educação; Publicações; Itália

ABSTRACT

For the very first time this in-depth paper studies the archives of the historic Paolo Pigna Paper Mill of Alzano Lombardo (Bergamo, Italy), which played a leading role in Italian history and culture: so much so that it ended up with fusing its own image to the very market where it operated, that is, the Italian schools. After being taken over by Paolo Pigna in 1867, the great paper mill immediately became known not only for its high-quality production but also for keeping abreast of technology and emerging in a sector of the economy, which in the mid-1800s was fragmented into a multitude of small and poorly mechanized artisan workshops. The Author retraces one hundred years of the history of the company and its production for schools: in particular its production of exercise books - a simple but effective and all-pervading medium of iconic-verbal messages (moral, educational, propagandistic, religious, etc.).

Keywords: History of Education; Publication; Italy

Un’azienda al servizio della scuola: le Cartiere Paolo Pigna nell’Italia dell’Otto e del Novecento

Probabilmente, nessuna realtà aziendale dell’Italia unita è riuscita a saldare la propria immagine in modo così marcato - fin quasi a stabilire una sorta di totale identificazione - con il settore produttivo nel quale ha operato, ossia la scuola italiana, al pari di quello che si è verificato con le Cartiere Paolo Pigna di Alzano Lombardo (Bergamo). Allo stesso modo, si potrebbe dire che - assai prima dell’avvento delle moderne forme di comunicazione pubblicitaria - i quaderni di scuola Pigna, nelle loro differenti tipologie e con le loro copertine riccamente illustrate, sono riusciti a far breccia nell’immaginario di generazioni e generazioni di alunni, divenendo di fatto assai più che un modesto supporto all’attività didattica o un elemento minore del corredo scolastico: essi hanno finito per rappresentare un oggetto pressoché fisso e onnipresente - pur nella varietà dei formati e delle fogge che li caratterizzavano - nell’immagine e nei ricordi, talora un po’ sbiaditi, che ognuno di noi si porta appresso del proprio vissuto scolastico, come pure nella rappresentazione collettiva della vita quotidiana degli scolari italiani.

Del resto, se si ripercorrono le origini e le principali tappe dello sviluppo di tale impresa, si comprende bene come tale identificazione con la realtà scolastica, lungi dal rappresentare una casualità o dal configurarsi come il risultato di una serie di circostanze e di eventi fortuiti, s’inscriva in un disegno perseguito tenacemente fin dai primordi della storia di questa azienda1.

Nel 1856, com’è noto, l’imprenditore Paolo Pigna (1802-1888) rilevava ad Alzano Maggiore, presso Bergamo, una preesistente cartiera e, dopo averne ristrutturato gli edifici, iniziava la produzione di carta a mano, utilizzando esclusivamente gli stracci come materia prima (MANDELLI, 1988, p. 323). Un quindicennio più tardi, nel 1870, l’azienda, formalmente costituita sotto la ragione sociale Cartiere Paolo Pigna, con sede legale a Milano2, compiva un primo passo verso la meccanizzazione, introducendo nel ciclo produttivo una macchina in tondo in grado di assicurare una produzione di 6-7 quintali al giorno di carta di vario tipo, soprattutto della qualità fine3. Nella deposizione resa nel 1872 di fronte al Comitato dell’Inchiesta industriale, lo stesso imprenditore forniva un quadro assai particolareggiato dello specifico profilo impresso alla produzione dell’azienda rispetto a quella delle altre cartiere della provincia: “Ve ne sono altre - notava Paolo Pigna -, ma fabbricano solamente carta ordinaria, mentre io fabbrico anche carte fini, da registri, da lettere usuali e sottilissime, rotolini per telegrafo, colorate in pasta e colorate con patine, marmorizzate” (Deposizione di Paolo Pigna: 1874, vol. IV, t. I).

Tre anni più tardi, nel 1875, procedendo a tappe forzate nel suo programma di meccanizzazione, l’imprenditore faceva istallare nello stabilimento di Alzano Maggiore una macchina continua della potenzialità produttiva di circa 25 quintali al giorno4. I cospicui investimenti e le innovazioni tecnologiche introdotti in questo periodo non tardarono a produrre i loro effetti: alla metà degli anni Settanta la Cartiera Pigna occupava circa una quarantina di operai e vantava una produzione altamente differenziata, nel cui ambito un ruolo centrale continuava a mantenere quella delle carte fini e pregiate. Quasi tutta la carta prodotta veniva collocata sul mercato di Milano, dove l’azienda possedeva un proprio deposito (MANDELLI, 1988, p. 332-335).

Gli esordi della piccola azienda fondata da Paolo Pigna si collocavano in uno scenario economico e produttivo particolarmente delicato e complesso, segnato dall’esistenza di numerose piccole e piccolissime imprese a carattere locale, la cui presenza sul mercato, resa difficile dalle modeste dimensioni e dall’arretratezza dei sistemi produttivi, risultava vieppiù limitata dall’agguerrita concorrenza straniera e dalla sostanziale assenza di una politica industriale capace di offrire alla nascente industria cartaria nazionale solide prospettive di sviluppo. Nel 1873, il Comitato dell’inchiesta industriale così si esprimeva rispetto alla situazione e alle prospettive del comparto:

E’ piuttosto estesa in Italia la fabbricazione della carta e lo si deve in gran parte alla bontà e quantità degli stracci che si raccolgono nella penisola e alle condizioni idrografiche assai propizie di molte province italiane. La fabbricazione si esercitava esclusivamente, negli anni andati, con metodi a mano, ma in progresso vennero adoperati sistemi meccanici, i quali producono molto più prontamente e con maggiore risparmio (Atti del Comitato dell’inchiesta industriale, 1870-1874. 1874, p. 1).

In realtà, le rilevazioni statistiche della fine degli anni Settanta offrono l’immagine di un settore produttivo ancora fortemente frammentato in una miriade di aziende artigiane, pochissime delle quali di medie dimensioni, concentrate soprattutto, per esigenze di sfruttamento dell’energia idraulica, lungo i corsi d’acqua all’imbocco delle valli alpine e prealpine. I dati statistici indicavano l’esistenza di ben 521 imprese per un totale di 17.312 operai, una forza motrice di 13.980 hp, quasi tutti idraulici, una dotazione tecnica di 813 tini, 73 macchine a tamburo e 95 continue, per una produzione annua stimata in circa 600 mila quintali (ELLENA, 1879, p. 117-126).

Trasformate in società in accomandita semplice nel 1883, a partire dagli anni Ottanta le Cartiere Paolo Pigna ampliarono le proprie dimensioni, “giungendo in pochi anni a costruire un abbozzo di integrazione verticale” (SUBBRERO, 1997, p. 319-346). Accanto all’ammodernamento della dotazione tecnica, con l’inserimento nel ciclo produttivo di una serie di macchine per la lavorazione della carta finita, si procedette alla costituzione, nella vicina località di Alzano di Sopra, di un laboratorio per la preparazione della pasta di legno dotato di tre sfibratrici e di un motore idraulico da 20 cavalli. Con la creazione di tale laboratorio si determinava una vera e propria svolta nelle tradizionali strategie produttive dell’azienda: all’utilizzo pressoché esclusivo degli stracci come materia prima, infatti, si sostituiva, sia pure parzialmente, l’impiego della pasta di legno, destinato nei decenni seguenti a divenire prevalente. Alla fine del secolo XIX le cartiere di Alzano Maggiore occupavano ormai circa 150 operai e disponevano di macchinari alimentati da una forza motrice idraulica da 70 hp.

Da questa fabbrica - si leggeva nella Statistica industriale del 1900 relativa alle aziende lombarde - escono carte da cancelleria, carte da lettera, da registro, da disegno, da stampa, cartoni d’ogni genere, articoli novità in scatole di lusso, biglietti da visita, per partecipazioni, per lutto, carte lucidate e non lucidate, con imitazioni di legno, di marmo, zigrinata uso pelle ecc. (ZUCCHELLI, 1941, p. 133).

Gli esordi delle Cartiere Pigna nel nuovo secolo avvenivano in un quadro nazionale e locale della produzione cartaria segnato da luci e ombre. Se era vero, infatti, che, rispetto alla metà degli anni Settanta, all’inizio del Novecento la produzione era cresciuta, fino quasi a raddoppiare, passando da 600 mila a poco meno di un milione e duecentomila quintali di carta lavorata, era altrettanto vero che, nello stesso arco di tempo, la Statistica industriale del 1903 registrava, nelle 405 imprese attive, livelli occupazionali assai modesti, con circa 19.088 operai impiegate nel comparto. Notevoli, viceversa, erano i progressi registrati sul versante della meccanizzazione delle imprese, con una forza motrice sostanzialmente raddoppiata, anche se ancora quasi tutta di produzione idraulica, e una dotazione tecnica che registrava un sensibile incremento tanto delle macchine a tamburo quanto di quelle continue (Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio - Direzione della Statistica, 1906, p. 202-209). Occorre aggiungere che

una parziale diversificazione si era prodotta nelle materie prime utilizzate: se ancora alta risultava la percentuale di stracci vegetali e misti, paglia, steli di canapa e sparto, acquistava sempre maggiore importanza la pasta di legno meccanica, per due terzi di produzione nazionale, e la cellulosa, quasi totalmente importata dall’estero (SUBBRERO, 1997, p. 320-321).

In area bergamasca la situazione dell’industria cartaria conobbe nel secondo Ottocento uno sviluppo abbastanza contenuto. Le imprese del settore, con l’unica eccezione delle Cartiere Pigna, mantennero sostanzialmente caratteristiche e dimensioni artigianali, pur registrando una certa evoluzione sotto il profilo tecnico. Al principio del Novecento le cartiere erano 8, rispetto alle 9 registrate nel 1861; il numero degli addetti raggiungeva le 247 unità, contro le 318 censite quarant’anni prima; la forza motrice complessiva utilizzata ammontava a 456 hp, dei quali 380 di origine idraulica, a fronte dei 198 hp riscontrati nel 1861. Sotto il profilo della dotazione tecnica, infine, le rilevazioni di fine Ottocento registravano la presenza di 6 macchine continue e a tamburo e di 8 sfibratori, a conferma del sempre più largo utilizzo come materia prima, accanto ai tradizionali stracci, della pasta di legno. In ambito locale, accanto alle Cartiere Pigna, un ruolo di particolare rilievo esercitavano l’impresa dei fratelli Pesenti a Nembro e quella di Clivati e C. ad Alzano Maggiore5.

Alla morte del fondatore Paolo Pigna (1888), dopo un breve periodo nel quale direzione fu assunta dal figlio Carillo, le Cartiere passarono sotto il controllo di Giuseppina Pigna e del marito di lei Daniele Pesenti (1861-1911)6, il quale ne divenne il responsabile7. I Pesenti, una delle più prestigiose famiglie di imprenditori locali (MANDELLI, 1988, p. 54), appartenevano a

una generazione di ‘maestri cartieri’ ormai da decenni, ma nonostante la cartiera da loro posseduta a Nembro funzionasse ancora, sia pure tra alterne vicende, a partire dalla fine degli anni Settanta dell’Ottocento si erano dedicati con crescenti fortune alla produzione della calce idraulica e del cemento, settore all’epoca in fortissima espansione nel bergamasco. Non per questo i Pesenti trascurarono altre iniziative e attività, e una di queste fu proprio la Cartiera Pigna (SUBBRERO, 1997, p. 333).

Allorché Daniele Pesenti assumeva la direzione dell’azienda, questa versava in condizioni assai critiche:

La cartiera Pigna - si legge nelle Memorie di famiglia redatte nel 1931 da Cesare Pesenti - [...] era in assai grame condizioni. In disordine nel troppo vecchio macchinario; irrazionale nella disposizione dei fabbricati; male sfruttatavi la forza idraulica; mal disposte le trasmissioni; mal regolativi i trasporti; piena di false manovre che rendevano difficile e antieconomico il lavoro, la cartiera aveva debiti, produceva troppo poco e non disponeva di mezzi tecnici moderni sufficienti al bisogno (PESENTI, 1931, p. 51).

Daniele Pesenti seppe in pochi mesi riorganizzare le Cartiere su nuove basi e, in seguito, ampliarle con la costruzione di moderni e funzionali reparti che le resero di gran lunga più efficiente e redditizie. La ristrutturazione da lui portata a termine operata fu globale e comportò “una completa riorganizzazione tecnica, con la razionalizzazione dei flussi produttivi e nuovi investimenti in macchinario; infine, venne risanata la situazione finanziaria” (SUBBRERO, 1997, p. 334). Alla fine del primo decennio del Novecento le Cartiere Pigna avevano riacquistato nuovamente competitività sul mercato (PESENTI, 1931, p. 55-61).

Fu anche merito dell’imprenditore bergamasco l’avere intuito, già sul finire del secolo XIX, la necessità di operare ai fini di una sempre maggiore specializzazione dell’azienda e di avere orientato la produzione in un settore chiave qual era quello relativo ai quaderni di scuola e agli altri supporti cartacei per la scrittura, che proprio in quegli anni cominciava a registrare un significativo sviluppo nella penisola. Tra l’inizio del Novecento e la seconda guerra mondiale, infatti

l’industria cartaria in Italia registrò una fase di forte espansione. La produzione totale di carta e cartoni passò da 1.150.000 quintali a più di 5.310.000 nel 1939, gli addetti salirono da 23.257 nel 1911 a 56.127 e nel settore si verificarono accentuati fenomeni di concentrazione (SUBBRERO, 1997, p. 328-329).

Alla base di tale significativo sviluppo deve essere collocata proprio la crescita della domanda interna, frutto in particolare della costante diminuzione dei tassi di analfabetismo e del progressivo innalzamento dei livelli di scolarizzazione; nonché dell’incremento dell’editoria e della sempre maggiore diffusione della stampa quotidiana e periodica8.

In sostanziale continuità con la tradizionale vocazione dell’azienda a produrre, accanto alla carta ordinaria, anche carte fini, da registri e da lettere, variamente colorate ed elaborate9, Pesenti decise di puntare in modo prevalente sulla produzione di materiale di cancelleria e, in particolare, sui quaderni e gli altri supporti cartacei destinati alla scuola e all’istruzione. Non a caso nelle inserzioni pubblicitarie delle Cartiere Pigna, pubblicate in questo periodo sulla stampa specializzata o diffuse attraverso i canali commerciali, fa capolino per la prima volta, nell’elencazione dei prodotti, questo tipo di articoli. Così, assieme alle “carte da lettera, in buste e scatole, carte da registro, in doppia e tripla colla, carte da stampa, carte colorate in pasta, carte da impacco, cartoni varii, buste e sacchetti, registri e copialettere di ogni formato, dimensione e rigatura”10, nel catalogo dei prodotti dell’azienda troviamo collocati in bella mostra “carte da ufficio e da cancelleria, carte da scuola, quaderni”11.

E che questo tipo di produzione per la scuola avesse ormai un solido mercato e necessitasse, dunque, di regole precise, destinate a garantire la qualità e la commercializzazione dei prodotti, ma anche a salvaguardare il ruolo delle imprese coinvolte su questo versante, lo si evince dalle significative battaglie intraprese, nei primi anni del Novecento, proprio da Daniele Pesenti e da alcuni altri industriali del settore attraverso l’Associazione dei fabbricanti di carta ed arti affini, il sodalizio sorto nel 1888 tra i produttori di carta, del quale le Cartiere Pigna erano socio fondatore12. Nella primavera del 1905, ad esempio, Daniele Pesenti presentava all’approvazione dell’assemblea dei soci dell’Associazione due ordini del giorno particolarmente importanti:

L’assemblea - si legge nel verbale dell’adunanza tenutasi il 14 maggio 1905 - prende quindi in esame due ordini del giorno presentati dalla Ditta Paolo Pigna: l’uno perché venga fatta istanza al Ministero della P.I. per l’emanazione di norme che regolino la rigatura dei quaderni con modelli ben definiti; l’altro perché i fabbricanti aboliscano dalle copertine dei quaderni la stampa della ditta committente: dopo breve discussione, cui partecipano l’ing. Ostrogowich, il cav. Pesenti, il sig. Sesana, il comm. Siccardi, l’ing. Nodali e il dott. Molina, i due ordini del giorno sono approvati (L’Industria della Carta e delle arti grafiche, VIII, 16/05/1905, 10, p. 1).

Il primo dei due ordini del giorno intendeva dare soluzione ad un problema tutt’altro che banale nel quale i produttori di quaderni scolastici si erano a più riprese imbattuti negli anni precedenti: quello della carenza di indicazioni precise, da parte del ministero della Pubblica Istruzione, riguardo ai formati e alle caratteristiche che avrebbero dovuto possedere i quaderni da adottare nell’ambito delle diverse classi dei corsi elementare e popolare. Proprio l’assenza di prescrizioni in materia, infatti, aveva portato i cartolai e i venditori al dettaglio a rifiutare, in passato, intere partite di merce.

Ancora più importante, per certi aspetti, era l’altro ordine del giorno, con il quale le aziende del settore, che fino a quel momento si erano limitate a produrre quaderni di scuola per conto terzi, essendo obbligate ad apporre sui singoli articoli il marchio della cartoleria o del distributore al dettaglio committenti, deliberavano di assumere in proprio la titolarità della produzione dei quaderni di scuola, puntando per la prima volta a legare il proprio nome a tali articoli.

L’atteggiamento assunto, grazie alla mobilitazione dei vertici delle Cartiere Pigna dall’Associazione dei fabbricanti di carta ed arti affini era destinata a segnare un punto di svolta nell’ambito della produzione e commercializzazione dei quaderni di scuola, creando di fatto le condizioni per l’ingresso ufficiale, nel mercato dello scolastico, di nuove e agguerrite imprese, le quali, come nel caso delle Cartiere Pigna, negli anni seguenti, puntarono in misura crescente a stabilire nuovi e più vantaggiosi accordi con i distributori al dettaglio (cartolai, spacci ecc.), al fine di costituire una sempre più vaste rete di distribuzione dei prodotti sul territorio nazionale13.

Scomparso tragicamente Daniele nel 1911, la direzione dell’azienda fu assunta dal figlio Carillo Pesenti Pigna, il quale si trovò a dover fronteggiare la difficile situazione creata dalla prima guerra mondiale e dalla crisi economica e produttiva registratasi nell’immediato dopoguerra (Le industrie e la guerra, settembre 1916, 9, p. 166-172)14.

Sotto la guida di Carillo Pesenti l’azienda giunse alla definitiva affermazione sul mercato nazionale, come testimoniano fra l’altro la costituzione di un vero e proprio settore commerciale e la creazione di una solida rete di distribuzione dei prodotti che faceva perno su alcuni depositi disseminati lungo la penisola.

Nel 1919 si giunse ad una prima ristrutturazione societaria, con la trasformazione delle Cartiere Pigna in società anonima15 con un capitale di 4 milioni di lire, portato nel 1920 a 8 milioni con due successivi aumenti16. L’anno seguente si procedette all’ampliamento delle strutture produttive tramite l’acquisizione delle Cartiere Ghisalberti (ex Clivati) di Alzano Maggiore17.

Elementi costanti dell’attività dell’azienda bergamasca negli anni Venti e Trenta - pur nel difficile contesto della crisi economica e finanziaria generata nel Paese dalla rivalutazione della lira e dalla crisi dei mercati e della produzione esplosa nel 192918, come pure, nella fase successiva, dalle restrizioni e dai vincoli imposti dalla politica autarchica19 - furono da un lato la specializzazione produttiva e dall’altro il continuo aggiornamento tecnologico.

Nel 1926 - com’è stato sottolineato - Carillo Pesenti impiantò un nuovo reparto di articoli cartotecnici e l’azienda si dedicò sempre più alla produzione di articoli scolastici, in particolare quaderni20: nel 1931 - con circa 850 addetti - la potenzialità produttiva sfiorava i 5.000 quintali di carta al mese contro i 700 d’inizio secolo, e qualche anno dopo la produzione di quaderni venne automatizzata (SUBBRERO, 1997, p. 333-334).

Anche l’organizzazione commerciale fu perfezionata con l’apertura, nel 1929, di altri depositi a Milano e a Trieste21. Sul versante produttivo, un vero e proprio salto di qualità si ebbe allorché “l’azienda riuscì a inserirsi nelle commesse statali, diventando fornitrice esclusiva di carta in strisce sia per l’amministrazione dei Telegrafi, sia per l’amministrazione delle Ferrovie” (SUBBRERO, 1997, p. 334).

Alla vigilia della seconda guerra mondiale, con una produzione incentrata essenzialmente sulla carta da ufficio e da cancelleria e, in particolare, sui quaderni di scuola, le Cartiere Pigna raggiunsero considerevoli livelli occupazionali, impiegando circa 850 addetti. La potenzialità produttiva giornaliera di circa 250 quintali di carta, ne faceva una delle più grandi imprese del settore a livello nazionale (Società italiane per azioni, 1940, p. 1403). Nonostante le forti perdite e le difficoltà prodotte dal conflitto mondiale, nel secondo dopoguerra l’azienda, sempre saldamente in mano agli eredi delle famiglie Pesenti e Pigna, “accentuò ulteriormente la sua specializzazione produttiva, tanto che nel 1960, di fronte a una produzione complessiva di carta e cartoni di poco superiore ai 167.000 quintali (che la collocavano al diciannovesimo posto nel settore nazionale) ben 163.000 erano rappresentati da carta da scrivere (all’ottavo posto nel settore)” (SUBBRERO, 1997, p. 336).

La produzione di quaderni di scuola delle Cartiere Pigna tra progettualità politica ed esigenze di mercato

La Pigna accompagnò con i suoi quaderni il processo di alfabetizzazione e di scolarizzazione di massa degli italiani, specie nel momento in cui, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta del secolo XIX, con i provvedimenti scolastici emanati dalla Sinistra storica (legge Coppino ecc.) tale processo si fece più intenso e sistematico22. L’azienda di Alzano Lombardo, sviluppatasi a cavallo dei due secoli soprattutto a livello locale e regionale (Bergamo, Milano e l’area lombarda), già a partire dalla vigilia della prima guerra mondiale poteva contare su una rete commerciale di distribuzione dei prodotti che copriva larga parte del territorio nazionale.

La documentazione archivistica attesta come le Cartiere Pigna colsero, assai prima di altre aziende operanti nel settore, l’importanza di saldare la propria produzione per la scuola al progetto di educazione nazionale degli italiani portato avanti dalla classe dirigente liberale, sia pure a fasi alterne e secondo modalità e forme differenziate, già a partire dall’età crispina23: alla scolarizzazione di massa e alla nazionalizzazione degli italiani l’azienda di Alzano Lombardo si sforzò di adeguare le caratteristiche dei propri prodotti, assecondando in misura crescente il processo volto a radicare nelle popolazioni il sentimento dell’importanza e centralità della scuola ai fini della crescita socio-culturale del Paese e dell’affermazione di una specifica identità comunitaria. Si tratta di un processo che, avviato con sempre maggiore convinzione in epoca giolittiana, subirà significativi e inediti sviluppi negli anni della Grande Guerra e del primo dopoguerra, per raggiungere poi il suo culmine nel corso del Ventennio fascista.

L’approfondimento delle caratteristiche dei quaderni prodotti dagli stabilimenti di Alzano Lombardo e, in particolare, della pionieristica importanza da subito attribuita alle illustrazioni e ai testi di presentazione delle medesime per le copertine si rivela fondamentale, sotto questo profilo, per cogliere l’evoluzione e le peculiari movenze della strategia produttiva e commerciale delle Cartiere Pigna, ma anche, come vedremo, per valutare il ruolo di primo piano esercitato da tale azienda nella costruzione di una determinata cultura scolastica e nell’evoluzione dei processi formativi di massa tra Otto e Novecento.

La produzione di quaderni delle Cartiere Pigna risulta essere connotata, infatti, soprattutto a partire dall’ultimo decennio del secolo XIX, da un preciso e consapevole progetto ideologico-politico che si affianca e si sovrappone a quello produttivo e commerciale, fino a divenire il volano di quest’ultimo, il suo principale e più diretto strumento di crescita e di successo imprenditoriale, l’espressione di una sorta di ‘valore aggiunto’ che qualifica e rende più riconoscibile e appetibile - e dunque commercialmente più competitivo - il prodotto stesso sul mercato.

La precoce specializzazione delle Cartiere Pigna sul versante della produzione dei quaderni di scuola, vero e proprio genere di manufatti destinato a grande sviluppo in un Italia, quella crispina e poi giolittiana, impegnata in un vasto e ormai definito processo di alfabetizzazione e scolarizzazione di massa, ma anche, e, in particolare, la scelta di caratterizzare in modo marcato i propri prodotti, puntando sistematicamente - assai più di altre aziende operanti in quegli stessi anni nel medesimo settore24 - sulle caratteristiche e sulla funzionalità ed efficacia del messaggio veicolato dai quaderni stessi (illustrazioni e testi a stampa), rivela la presenza di precise e moderne strategie di marketing, le quali, mentre da un lato assumono e fanno propri gli indirizzi di fondo e le preoccupazioni della ‘pedagogia nazionale’, di carattere ministeriale e più latamente politico, espressa volta per volta dalle diverse classi dirigenti del Paese - da Crispi a Giolitti e a Mussolini, passando per la complessa stagione della Grande Guerra e del primo dopoguerra25 -, dall’altro cercano di adeguare i costrutti e le indicazioni di fondo di tale ‘pedagogia nazionale’ a quelle che sono le caratteristiche e le potenzialità comunicative del medium, ovvero dei quaderni di scuola26.

Questi ultimi, senza perdere la loro primaria funzionalità materiale, ovvero pur conservando il loro modesto carattere di strumenti secondari e subalterni nell’ambito del corredo didattico dell’alunno, finiscono per svolgere un ruolo ‘altro’ e ben diverso rispetto a quello assegnatogli originariamente nel novero della strumentazione scolastica. Si potrebbe dire, anzi, che questa differente e parallela funzione di trasmissione di contenuti e messaggi educativi - più tardi, nel corso del Ventennio, di vera e propria propaganda ideologica e politica27 - si esercita ancor prima, ed in modo autonomo, rispetto al vero e proprio utilizzo materiale, nelle aule scolastiche o altrove, del quaderno. In determinati casi, come per i quaderni destinati ad accogliere le spiegazioni e i dettati relativi alla storia patria o, in epoca fascista, chiamati a veicolare i principi e le direttive del regime mussoliniano, è dato di riscontrare una peculiare complementarietà tra il ‘messaggio editoriale’ del quaderno (illustrazione e testo a stampa della copertina) e le ‘scritture scolastiche’ prodotte dall’alunno, secondo una prospettiva per cui il primo (il ‘messaggio editoriale’) tende a configurarsi come un’ulteriore forma di ‘rinforzo’ e di avvaloramento/legittimazione delle seconde (le ‘scritture scolastiche’).

Alla base della strategia produttiva e commerciale perseguita dalle Cartiere Pigna debbono essere posti una serie di motivi e di convincimenti di fondo. Innanzi tutto la vivida consapevolezza che i quaderni, laddove fossero riusciti a veicolare un rassicurante messaggio iconico-verbale improntato a caratteristiche di immediatezza, semplicità ed elevata comprensibilità a tutti i livelli - potevano svolgere un ruolo fondamentale - sebbene di tipo ausiliario e complementare - nella formazione scolastica ed extra scolastica delle giovani generazioni e, indirettamente, delle stesse famiglie italiane, specie di quelle dei ceti popolari e delle aree rurali.

In secondo luogo, l’altrettanto netta convinzione che, assai più dei libri di testo, i quaderni erano destinati a circolare negli spazi domestici, ovvero tra i familiari degli alunni, e a suscitare l’attenzione e l’interesse degli stessi adulti, i quali non avrebbero disdegnato di misurarsi con le illustrazioni e con i brevi testi esplicativi delle medesime che in genere caratterizzavano il ‘messaggio editoriale’ del quaderno stesso. Opportunamente tarati sulle esigenze e capacità di un pubblico di massa solo in parte composto di giovani scolari, le illustrazioni e i testi del quaderno avrebbero potuto, in questo senso, contribuire ad integrare e ad arricchire il patrimonio di conoscenze del lettore, il quale - come fu abbastanza presto intuito da coloro che tali quaderni producevano - non era riconducibile al solo alunno che ne godeva la titolarità.

Infine, ma non certo per ultimo, va segnalato come, in seno alle Cartiere Pigna, sia maturato abbastanza presto il convincimento che le illustrazioni delle copertine, ovvero il messaggio iconico veicolato dai quaderni, necessitavano di un’attenzione e di una cura particolari: tali illustrazioni dovevano essere adattate ad un pubblico infantile e popolare (nell’antica accezione del ‘popolo fanciullo’ coniata da Silvio Antoniano e in quella più recente e coeva del ‘popolo pupillo’ formulata da un vero e proprio esperto di educazione nazional-popolare, qual era Francesco Crispi28; dovevano risultare, cioè, attraenti e accattivanti, se non addirittura avvincenti; riflettere, nel corso del tempo, l’evoluzione dell’immaginario infantile e popolare e i mutamenti del gusto e del costume, in modo da rivelarsi sempre aggiornate e al passo con i tempi. Di qui la scelta dell’azienda di Alzano Lombardo di puntare fin dalle origini, e poi in modo sempre più marcato e sistematico, con vere e proprie punte di eccellenza nel corso del ventennio fascista, su illustratori provetti e/o già affermati, che magari vantavano al loro attivo una specifica produzione di tavole destinate ad illustrare manuali e testi scolastici, o periodici e opere di narrativa per l’infanzia e la gioventù, o che, su un diverso piano, si erano già misurati con il nascente e complesso universo della cartellonistica pubblicitaria29.

Basterebbe qui far cenno, per il primo ventennio del Novecento, ad artisti del calibro di Carlo Tallone e di Gino Boccasile, che collaborerà con le Cartiere Pigna anche negli anni Trenta. Assai più nutrito risulta essere l’elenco degli illustratori, taluni già noti e affermati, altri esordienti, per quel che riguarda il ventennio fascista, come testimoniano le firme di Sergio Bonelli, Giovanni Bonfanti, Galileo Chini (Chin), G. Divala, Marcello Dudovich, Libero Maraja (Lima), Carmelo Marotta, Nino Pagatto, Mario Puppo, Guglielmo Sansoni (Tato), Roberto Sgrilli, Bruno Stefani, Boris Zueff. Tra gli illustratori che collaborarono con le Cartiere Pigna negli anni del secondo dopoguerra, infine, debbono essere ricordati E. Gusmaroli, Lico, G. Mattoni, Manno Previtali, Giorgio Scudellari e Guido Zamperoni (Zam&Roni). Un’analoga attenzione fu dedicata, naturalmente, anche alla scelta degli estensori dei testi redazionali che affiancavano e supportavano le illustrazioni delle copertine, sui quali, tuttavia, allo stato attuale della ricerca nell’archivio storico delle Cartiere Pigna, non disponiamo ancora di informazioni e dati precisi.

Alla crescente fortuna riscontrata dai prodotti delle Cartiere Pigna, che già verso la fine degli anni Venti - anche in forza delle ingenti commesse statali - si erano assicurate la copertura di un’ampia porzione del fiorente mercato dei quaderni di scuola, contribuirono, in realtà, altri fattori, che è opportuno in questa sede richiamare, sia pure brevemente. In primo luogo, il fatto che il messaggio iconico-verbale del quaderno - assai più di quelli veicolati dal libro di testo, dal dettato e dalle letture in aula, dalla stessa spiegazione dell’insegnante - irrompeva nella quotidianità dell’alunno (e della sua famiglia) e, come una sorta di moderno messaggio pubblicitario, per un determinato periodo (il tempo d’uso dello strumento didattico) reiterava i suoi contenuti, fino a renderli familiari e a costituire una sorta di sottofondo, quasi un continuum nell’universo percettivo dell’esperienza individuale dell’alunno.

In secondo luogo, l’aspetto altrettanto rilevante in base al quale, qualunque fosse il suo specifico utilizzo didattico (quaderno di composizione e/o di esercizi, quaderno di bella o di brutta copia ecc.), il quaderno stabiliva un rapporto di quotidianità e di familiarità con l’alunno e, anche in forza dell’essenzialità e ripetitività del messaggio veicolato, tendeva a favorire assai più e meglio dei libri di testo, che in genere necessitavano, per la loro complessità, della mediazione degli insegnanti, il processo di acquisizione/fissazione di determinati contenuti e immagini. In ragione del loro carattere impersonale e comune a tutti gli alunni, nonché della loro natura di prodotti compiuti e definiti nelle loro caratteristiche formali e contenutistiche, infatti, i libri di testo rendevano possibile assai meno dei quaderni quel processo di identificazione/appropriazione da parte dello scolaro che incide in modo notevole sulla costruzione di un determinato immaginario.

Occorre aggiungere che, nell’ambito dell’azienda di Alzano Lombardo, si fece strada assai presto la convinzione che fosse opportuno introdurre sistemi e accorgimenti per ‘legare’ gli alunni alla propria produzione, ovvero per ottenere una sorta di rapporto di fidelizzazione con i fruitori dei quaderni: come nel caso della raccolta delle figurine Liebig, abbinate a determinati prodotti di largo consumo, si trattava di costruire un rapporto di continuità con l’acquirente: di qui l’inaugurazione di vere e proprie ‘serie’ (sorta di collezioni monotematiche) dei quaderni, destinate a costituire tanti specifici percorsi tematici da completare con l’acquisizione di un certo numero di esemplari, il cui messaggio iconico-verbale si presentava autonomo per ogni singolo quaderno e, nel contempo, inserito in un più complessivo itinerario di informazione/formazione che si sviluppava e completava nell’ambito della ‘serie’. Avviata in forme abbastanza anonime e limitate già negli anni della guerra libica, tale strategia di fidelizzazione degli scolari raggiunse l’apice e la sua fase matura nel corso del ventennio fascista, allorché, come risulta dalla stessa pubblicità aziendale, esso innescò un meccanismo di acquisto simile a quello della raccolta di figurine, il cui obiettivo diveniva quello di costituire la raccolta completa dei quaderni di una o più ‘serie’, impegnandosi a reperire gli eventuali esemplari mancanti.

Una pur rapida rassegna dei principali soggetti e temi sviluppati sulle copertine dei quaderni di scuola prodotti dalle Cartiere Pigna nell’arco di oltre mezzo secolo di attività30, dall’ultima fase del secolo XIX fino al secondo dopoguerra può consentire di valutare appieno le linee evolutive e gli aspetti sopra richiamati, nonché di cogliere le molteplici sfaccettature del ruolo esercitato dai quaderni dell’azienda di Alzano Lombardo nel quadro dei processi di scolarizzazione e di nazionalizzazione delle masse dell’Italia post unitaria. Sotto il profilo della periodizzazione, l’ingente raccolta di materiali (bozzetti, campionari di copertine, singoli esemplari ecc.) conservata presso l’Archivio storico delle Cartiere Pigna consente di distinguere quattro diverse fasi, ognuna delle quali presenta caratteri omogenei sotto il profilo degli stili e delle caratteristiche tipografico-editoriali e, cosa ancora più significativa ai fini della nostra analisi, dei contenuti e messaggi veicolati.

Per quel che concerne la prima fase, ovvero quella relativa alla fine dell’Ottocento e ai primissimi anni del Novecento, dall’analisi delle copertine è dato di riscontrare, innanzi tutto, l’approfondimento, secondo moduli tipicamente ottocenteschi, di temi di educazione morale e civile (ricordiamo in particolare le serie: ‘Fanciulli buoni’ e ‘Fanciulli cattivi’)31; e, nel contempo, l’intento di offrire, attraverso i quaderni, un’occasione di arricchimento delle conoscenze scolastiche di base, attraverso la predisposizione di una sorta di ‘curricolo integrativo’ rispetto a quello scolastico del corso elementare: di qui le primitive e ancora disorganiche ‘serie’ dedicate all’alfabeto e alla scrittura, come anche a discipline quali la geografia, la storia nazionale, il disegno e la pittura, l’aritmetica e la geometria, le scienze naturali ecc.). Alle tipologie sopra richiamate occorre aggiungere quelle destinate a illustrare fiabe, raccontini morali ed episodi tratti dalle grandi opere della narrativa italiana ed europea.

Una seconda fase è quella registrata soprattutto a partire dall’impresa libica e dalla prima guerra mondiale. In essa prevalgono soggetti e tematiche legati all’identità nazionale e ai motivi patriottici, al culto della patria e alla conoscenza delle sue bellezze. Significative, al riguardo, ed esemplificative di un approccio profondamente mutato anche sotto il profilo del linguaggio e delle forme della comunicazione iconografica, si rivelano le ‘serie’ di copertine dedicate a: le grandi città d’Italia, le regioni d’Italia e i loro costumi e tradizioni, le colonie d’Italia, i grandi italiani nella storia (vera e propria rappresentazione ideale del ‘popolo di santi, poeti e navigatori’), l’esaltazione delle radici italiane e della funzione storica di Casa Savoia, il pantheon dei ‘Padri della Patria’, i protagonisti del Risorgimento, riletto in chiave nazional-popolare, le imprese coloniali, le testimonianze eroiche della Grande Guerra.

La terza e più feconda stagione di produzione dei quaderni di scuola da parte delle Cartiere Pigna è quella che coincide con il ventennio fascista. A partire soprattutto dalla seconda metà degli anni Venti, alla notevole crescita del fatturato e alla predisposizione di una rete distributiva e commerciale capace di rifornire le cartolerie di larga parte del territorio nazionale, si accompagnò da parte dell’azienda una politica volta a sostenere gli obiettivi perseguiti dal regime mussoliniano sul versante scolastico e nel più generale ambito dell’educazione di massa della gioventù.

Tutto ciò era destinato a riflettersi chiaramente nella scelta dei soggetti e delle tematiche da sviluppare sulle copertine dei quaderni, nel cui ambito è dato di riscontrare l’attuazione di una vera e propria strategia destinata ad assecondare e a dare ulteriore slancio al processo di fascistizzazione della scuola e della gioventù32, secondo movenze e caratterizzazioni analoghe a quelle sviluppate nei libri di lettura per la scuola elementare, in particolare nei Testi unici di Stato33.

L’analisi delle ‘serie’ di copertine messe in circolazione in questa fase rivela non solamente il carattere sistematico e pervasivo dell’impegno per la trasformazione dei quaderni di scuola in un formidabile strumento di veicolazione e diffusione dell’ideologia e della propaganda fascista, ma anche la straordinaria modernità delle tecniche e dei linguaggi grafici e verbali utilizzati, destinati a segnare una vera e propria svolta rispetto alle fasi precedenti.

Una pur rapida carrellata delle ‘serie’ di quaderni relative agli anni Venti e Trenta e al secondo conflitto mondiale, nel corso del quale la produzione subì una drastica battuta d’arresto34, mostra il crescente prevalere, che negli anni Trenta diverrà una presenza pressoché esclusiva, di tematiche e soggetti a forte curvatura ideologica e politica, come ad esempio: l’esaltazione della ‘rivoluzione fascista’ e il richiamo ai princìpi fondamentali e alle parole d’ordine del regime; la sottile propaganda anticomunista, ovvero i ‘nemici della Patria’ illustrati ai fanciulli; la ‘nuova Italia fascista’ rappresentata nelle grandi realizzazioni del regime (i monumenti, l’urbanistica, le conquiste della tecnica ecc.); la celebrazione della Conciliazione e dei nuovi rapporti Stato-Chiesa dopo i Patti Lateranensi del ’29; la trasformazione del Paese in una grande potenza militare e l’edificazione della ‘Nazione armata’; l’impegno per l’integrazione delle popolazioni delle colonie e la fondazione dell’Impero; le dimensioni e i caratteri della ‘civiltà fascista’ e la sua estensione ai territori dell’Impero; l’autarchia, la ‘battaglia del grano’ e la nuova ‘civiltà del lavoro’; la vita quotidiana nel Ventennio raccontata attraverso le gesta dei ‘grandi italiani’ nello sport e nelle imprese aeronautiche; l’esaltazione dell’educazione fisica e militare della gioventù; la creazione dell’uomo nuovo fascista, esemplificata attraverso tre differenti tipologie di illustrazioni e di testi: quella incentrata su un’immagine di infanzia sana e spensierata (‘infanzia felice’), quella volta ad additare l’esemplarità delle ‘giovinezze eroiche’, quella infine imperniata sulla militarizzazione delle nuove generazioni e ispirata al celebre motto: ‘Ogni fanciullo un soldato!’; in ultimo, non può essere tralasciato il vero e proprio ‘culto del Duce’, largamente rappresentato, in fogge e situazioni tra le più varie, sulle copertine dei quaderni.

La scelta di affiancare alle immagini (disegni, fotografie ecc.) dei brevi testi illustrativi, che esplicitavano o integravano il messaggio veicolato dall’immagine stessa, ricevette, in questa fase, un impulso particolare. Si trattava, come nelle stagioni precedenti, di testi redatti con un linguaggio piano ed essenziale, comprensibili a diversi livelli, i quali, tuttavia, a conferma della capacità dei quaderni Pigna di adeguare i propri registri comunicativi ai diversi contesti e di porsi in sintonia con i ‘tempi nuovi’, nel corso del Ventennio subirono una profonda modificazione, acquisendo lo stile argomentativo e le forme retoriche della comunicazione politica di massa propria del regime fascista e perdendo, per converso, quelle caratteristiche d’immediatezza e di voluta semplicità che in passato ne avevano garantito il successo e l’efficacia in rapporto al particolare pubblico di fanciulli e ragazzi destinatari dei quaderni di scuola e delle loro famiglie.

A riprova di quanto andiamo dicendo, è il caso di richiamare il ciclo di copertine della serie Storia del Fascismo, illustrate da Marcello Dudovich negli anni Trenta, le quali, per il particolare registro assunto dalle immagini e dai testi, assai più che una ricostruzione o narrazione di fatti ed eventi (la ‘storia’ del fascismo, cui si allude nel titolo della serie), si configurano come una vera e propria ‘catechesi fascista’ strutturata secondo le forme retoriche e lo stile comunicativo tipici delle opere di stampo religioso. Sotto questo profilo, non sembrano esserci dubbi sul fatto che ci troviamo di fronte ad uno degli esempi più significativi ed emblematici del connubio tra parola e immagine, testo e illustrazione, il quale ripropone nell’ambito dei quaderni di scuola quella concezione del fascismo come ‘religione politica’ già largamente riscontrata nella manualistica e nei libri di testo (ad esempio in taluni manuali di storia35), cui si collegano determinati apparati simbolici e di culto e un linguaggio verbale e iconico che rivisita, in chiave secolarizzata, le forme espressive caratteristiche del discorso religioso36.

Con la caduta del fascismo e l’avvento in Italia, all’indomani della seconda guerra mondiale, del regime democratico, accanto alla necessità di riorganizzare l’attività produttiva e di far fronte ai danni materiali subìti e alla generale crisi del settore prodotta dalla carenza di materie prime e dal ritardo con cui si poté dar corso al ripristino della rete commerciale e distributiva, le Cartiere Pigna dovettero far fronte anche alla necessità di ripensare radicalmente le loro strategie editoriali e di ridefinire, sotto il profilo della scelta delle tematiche e dei soggetti da utilizzare per le copertine dei propri quaderni, la propria immagine aziendale.

Si è trattato di un processo necessariamente lungo e complesso, caratterizzato da fasi alterne e da non poche difficoltà, che ha consentito comunque all’azienda non soltanto di continuare la sua attività produttiva nel settore, ma anche di crescere, di allargare il proprio raggio d’azione e di conquistare ulteriori quote di mercato37. Naturalmente, non è possibile, in questa sede, dare conto dell’evoluzione e degli sviluppi fatti registrare, dall’azienda di Alzano Lombardo, nel corso dell’ultimo cinquantennio. Vale tuttavia la pena di richiamare, in sede di conclusione di questo intervento, due aspetti sostanziali della ‘nuova strategia’ inaugurata dalle Cartiere Pigna nel secondo dopoguerra. Il primo concerne il definitivo superamento di quella particolare intenzionalità pedagogica - nel senso dei progetti di educazione nazionale di massa, volta per volta assunti e perseguiti dai gruppi dirigenti post unitari - che, dall’età liberale al fascismo, aveva rappresentato una costante nelle strategie produttive ed editoriali dell’azienda di Alzano Lombardo, contribuendo a definirne l’identità e concorrendo indubbiamente al suo successo.

L’altro aspetto, strettamente correlato con il primo, riguarda il fatto che, negli anni del secondo dopoguerra, il definitivo esaurimento della tradizionale prospettiva di accompagnare - e di assecondare con i propri prodotti - il processo di nazionalizzazione di massa della gioventù italiana, non ha coinciso con l’assunzione di un’analoga prospettiva d’impegno sul versante del radicamento, in seno alle nuove generazioni, dei valori e delle peculiari istanze etico-civili espressi dalla nascente democrazia italiana38.

La scelta, per quel che concerne i temi delle copertine, si è incentrata, almeno in una prima fase, su soggetti rigorosamente neutri, come testimonia la diffusissima serie di quaderni le cui copertine erano dedicate a ‘La mia Patria: monumenti e panorami della penisola’.

A partire dagli anni Cinquanta, oltre a strizzare l’occhio all’ormai dilagante ‘sogno americano’, con le storie del Far West, e a recuperare le rassicuranti pagine tratte dai classici della letteratura giovanile (Cuore di De Amicis, diversi racconti di Emilio Salgari, Robinson Crusoe di Daniel De Foe e Peter Pan di James Matthew Barrie), i quaderni Pigna diedero largo spazio a tematiche di natura religiosa e a soggetti d’intrattenimento ed evasione articolati, per la prima volta in modo consapevole e diretto, per fasce d’età, puntando sulle fiabe per i più piccini, sui fumetti per gli alunni delle classi intermedie, e sulla presentazione dei nuovi ‘miti’ dello sport per gli alunni più grandicelli. Una certa fortuna riscossero anche le copertine dedicate a ‘la natura e le sue meraviglie’, tratte dai documentari di divulgazione scientifica americani, destinati a colpire l’immaginario giovanile e ad allargare gli orizzonti delle loro conoscenze.

In sostanza, in un quadro ormai segnato dal graduale prevalere delle logiche di mercato e delle dinamiche legate allo sviluppo della società dei consumi39, la nuova strategia editoriale perseguita dalle Cartiere Pigna - al pari di quanto doveva verificarsi per altre importanti imprese operanti nel settore - divenne quella di assecondare i nuovi gusti del mondo giovanile e dell’opinione pubblica ormai plasmati dal cinema e dagli altri mezzi di comunicazione di massa e sempre più ispirati al modello americano (Walt Disney) e all’American Way of Life40.

Tramontata definitivamente ogni aspirazione a concorrere alla costruzione della ‘nuova Italia’ e alla nazionalizzazione delle giovani generazioni, i quaderni Pigna ci hanno restituito, negli ultimi cinquant’anni, l’immagine di un’infanzia e di una gioventù non più inquadrate e fatte oggetto di un disegno ideologico e politico calato dall’alto, ma colte in una dimensione individuale e privata, che, dall’immediato dopoguerra fino a noi, ha conosciuto molteplici e profondi sviluppi.

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Serie: Parabole del Vangelo e I Cavalieri dell’Amore, 1948-1949, inASCP , Campionario copertine vecchi quaderni, nn. 1-2. Cfr. Appendice, illustrazioni n. 151-154. [ Links ]

Serie: Pergamena, s.d., inASCP, Scatola bianca grande. Cfr. Appendice, illustrazioni n. 69-71. [ Links ]

Serie: Piccolo soldato, s.d., inASCP , Scatola bianca grande. Cfr. Appendice, illustrazioni n. 121-123. [ Links ]

Serie: Risorgimento. Pagine eroiche e Quaderno garibaldino s.d., inASCP, Campionario copertine vecchi quaderni, n. 2 e Scatola bianca grande. Cfr. Appendice, illustrazioni n. 32-37. [ Links ]

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Serie: Visioni d’Italia, Opere del Regime, Grandi Record, Ali d’Italia e I nostri Transatlantici, 1930-1936, inASCP , Campionario copertine vecchi quaderni, nn. 1-2, Campionario copertine 1932-1950 e Scatola bianca grande. Cfr. Appendice, illustrazioni n. 58-68. [ Links ]

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1Cfr. Cartiere e fabbriche di pasta di legno nella Provincia di Bergamo. In: Bollettino dell’Associazione dei fabbricatori di carta e arti affini del Regno d’Italia, IV, ottobre 1893, 5, pp. 9-40.

2Cfr. Registro Generale delle Notificazioni dei Commercianti e Negozianti Arti e Commercio della R. Città e Provincia di Bergamo, in Archivio di Stato di Bergamo, vol. II; Registro Ditte, in Archivio della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bergamo. Si veda inoltre: FIORENTINI, Lucio. Monografia della Provincia di Bergamo. Bergamo, 1889, pp. 101-103.

3All’Esposizione bergamasca del 1870 l’azienda ricevette la medaglia d’argento “per la bella e buona qualità della sua carta a macchina, tanto colorata che non colorata” (MANDELLI, Angelo. Alzano nei secoli. Storia della antica comunità alesana, 1988, p. 323).

4Cfr. Annuario delle cartiere italiane 1875. Compilato da A. Gola. Anno I, Milano, Tip. Giuliani e C., 1875, p. 11. Si veda anche: CIMA, Giuseppe. L’industria della carta. In: ZUCCHELLI, Nino. (a cura di). Ingegneria e industria in terra bergamasca. Bergamo: Sindacato Provinciale Fascista Ingegneri di Bergamo, 1941, pp. 133-134.

5SUBBRERO, pp. 322-323. Cfr. anche: Industria della carta ed arti grafiche, Milano, Hoepli, 1883.

6Cfr. Atto costitutivo del 23 febbraio 1895, in Archivio della Camera di Commercio di Bergamo, Serie della Cancelleria commerciale del Tribunale di Bergamo, vol. 321, società n. 590.

7Cfr. Nota di trascrizione della Ditta Paolo Pigna di Alzano Maggiore al R. Tribunale Civile e Penale di Bergamo del 23 settembre 1897, ivi.

8LANINO, Pietro. La nuova Italia industriale. Volume terzo. Industrie chimiche, alimentari ed agricole. Roma, 1917, pp. 3-30; PORRI, Vicenzo. L’evoluzione economica italiana nell’ultimo cinquantennio. Roma, 1926, pp. 182-188; Ministero per la Costituente, Rapporto della Commissione economica presentato all’assemblea costituente, II. Industria, I. Relazione, Roma, 1947, I, pp. 137-148.

9Cfr. BARBIERI, Francesco; RAVANELLI, Renato. (a cura di). Storia dell’industria bergamasca. Bergamo: Grafica & Arte, 2003 (ristampa), p. 178.

10Si vedano ad esempio: Le cartiere italiane all’Esposizione di Torino. In: “L’industria della carta. Giornale pratico per la fabbricazione e applicazione della carta, cartoni, succedanei e articoli affini, per le industrie grafiche in genere, cartonaggi, carte da giuoco, ecc.”, I, 1898-1899, n. 2-3, p. 20.

11Si vedano ad esempio: Annuario della Città e Provincia di Bergamo. Bergamo: Tip. Gatti, 199, p. 265; Le fabbriche di carta in Lombardia. In: “L’Industria della Carta e delle arti grafiche”, VII, 1° ottobre 1904, 19, p. 220.

12Cfr. Atti dell’Associazione dei fabbricatori di carta ed arti affini del Regno d’Italia. Adunanza dell’11 marzo 1888. In: “Bollettino dell’Associazione dei fabbricatori di carta e arti affini del Regno d’Italia”, I, agosto 1888, 1, pp. 13-14.

13Si vedano al riguardo i riferimenti contenuti nella relazione di Juri Meda, Contro il tanto deprecato mercantilismo scolastico... I controversi rapporti tra editori, insegnanti e cartolai e l’intervento del regime, presentata nel corso del presente convegno di studi internazionale e pubblicata in questi stessi atti.

14Ma si veda anche: PORRI, Vicenzo. L’evoluzione economica italiana nell’ultimo cinquantennio. pp. 185-187.

15Cfr. Copia autentica del verbale 8 settembre 1919 del Consiglio di Amministrazione della Società Cartiere Paolo Pigna alla Cancelleria del Regio Tribunale Civile e Penale di Bergamo del 3 ottobre 1919, in Archivio della Camera di Commercio di Bergamo, Serie della Cancelleria commerciale del Tribunale di Bergamo, vol. 321, società n. 590.

16Si veda al riguardo: Copia autentica dell’atto di trasformazione di società e aumento di capitale sociale, 1° luglio 1919, rogata dal notaio Francesco Finardi, n. 11425, del 29 luglio 1919, Archivio della Camera di Commercio di Bergamo, Serie della Cancelleria commerciale del Tribunale di Bergamo, vol. 321, società n. 590. Con la trasformazione in Società Anonima Cartiere Paolo Pigna di Alzano Maggiore, del 25 giugno 1919, il Consiglio di Amministrazione dell’azienda era così composto: ing. comm. Giacomo Tedeschi (presidente), on. avv. Paolo Bonomi (vicepresidente), cav. Angelo Manzoni, cav. Luigi Gervasoni (consiglieri), cav. Mario Franzi (consigliere delegato e direttore generale della nuova società); a distanza di un anno, nell’ottobre 1920, un’assemblea straordinaria degli azionisti, oltre ad aumentare il capitale a 8 milioni, aggiunse due nuovi consiglieri di amministrazione: i comm. Cesare Pesenti e Carillo Pesenti. Cfr. Bilanci, dividendi, aumenti di capitale, costituzioni e scioglimenti di società, in “L’Industria della Carta e delle arti grafiche”, XXII, 1° agosto 1919, 8, p. 109; Bilanci, dividendi, aumenti di capitale, costituzioni e scioglimenti di società, ivi, XXII, 1° settembre 1919, 9, p. 123; Bilanci, dividendi, aumenti di capitale, costituzioni e scioglimenti di società, ivi, XXII, 1° ottobre 1919, 10, p. 137; Bilanci, dividendi, aumenti di capitale, costituzioni e scioglimenti di società, XXIII, 31 ottobre 1920, 10, p. 167.

17Cfr. SUBBRERO, Giancarlo. L’industria cartaria e poligrafica (1861-1951). 1997, p. 333.

18“La rivalutazione della lira, la crisi del 1929 e l’autarchia crearono grandi problemi all’azienda. Particolarmente gravi si rivelarono le restrizioni del mercato, il crollo dei prezzi, la totale chiusura dei mercati esteri - che pure non incidevano più del 10-15% sul fatturato totale - e, a partire dal 1935, il contingentamento delle materie prime, in particolare della cellulosa. L’azienda fu costretta a una sensibile riduzione dei ritmi lavorativi, a riduzioni di orario e a licenziamenti. Per frenare la discesa dei prezzi, nel 1932 lo stesso Pesenti Pigna si fece promotore di un Consorzio nazionale fabbricanti quaderni, che assegnava alle aziende aderenti una produzione proporzionata alle capacità produttive, lasciando peraltro libertà nelle condizioni di vendita; dopo due anni di vita stentata il Consorzio venne sciolto. A partire dal 1935 dovettero pesare sul settore e sull’azienda - retaggio dell’autarchia - non solo un forte aumento del prezzo delle materie prime, ma anche la difficoltà di avere dall’estero “quel macchinario che esprime i più recenti perfezionamenti, segnatamente per il macchinario della cartotecnica” (SUBBRERO, Giancarlo. L’industria cartaria e poligrafica (1861-1951). 1997, pp. 334-335).

19Cfr. PESENTI, Cesare. Memorie di famiglia. Lotte, travagli e fortune, p. 51-61. Ma si vedano anche gli annuari: L’Industria nella Provincia di Bergamo, Bergamo, G. Gaffuri, 1927-1932; Consiglio provinciale dell’Economia [poi: Consiglio provinciale dell’Economia] di Bergamo, Relazione statistica, Bergamo, 1927-1935.

20Annuario delle cartiere italiane e delle industrie operatrici della carta e del cartone, commercianti in carta, industrie grafiche ed editoriali. Informazioni statistiche, Milano, Edizioni de “L’industria della carta e delle arti grafiche”, 1933-1934, p. 152.

21Cfr. L’industria cartaria nella provincia di Bergamo e le Cartiere Paolo Pigna. In: La Rivista di Bergamo, X, 1931, II, pp. 78-80.

22Cfr. BENDISCIOLI, Mario. La Sinistra storica e la scuola. In: Studium, 1977, n. 4, pp. 447-466; TALAMO, Giuseppe. Istruzione obbligatoria ed estensione del suffragio. In: AA.VV., Stato e società dal 1876 al 1882. Atti del XLIX Congresso di Storia del Risorgimento Italiano, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma 1980, pp. 57-100.

23Cfr. SOLDANI, Simoneta. Il Risorgimento a scuola: incertezze dello Stato e lenta formazione di un pubblico di lettori. In: DIRANI, Ennio. (a cura di). Alfredo Oriani e la cultura del suo tempo. Ravenna: Longo Editore, 1985; CHIOSSO, Giorgio. Nazionalità ed educazione degli Italiani nel secondo Ottocento. In: Pedagogia e Vita, 1987, 4, p. 421-440; LEVRA, Umberto. Fare gli italiani. Memoria e celebrazione del Risorgimento. Torino, Comitato di Torino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1992; SOLDANI, Simoneta; TURI, Gabriele. (a cura di). Fare gli italiani. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea. I. La nascita dello Stato nazionale. Bolonha, Il Mulino, 1993.

24Per un primo censimento delle imprese operanti nel settore, si veda ora Juri Meda, Quaderni di scuola. Nuove fonti per la storia dell’editoria scolastica minore, in “Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche”, 2006, 13, pp. 73-98.

25Si vedano al riguardo: ASCENZI, Anna. Tra educazione etico-civile e costruzione dell’identità nazionale. L’insegnamento della storia nelle scuole italiane dell’Ottocento. Milano: Vita & Pensiero, 2004; OSTENC, Michel. L’éducation en Italie pendant le fascisme. Paris: Publications de la Sorbonne, 1980; CHARNITZKY, Jurgen. Fascismo e scuola. La politica scolastica del regime (1922-1943). Florença: La Nuova Italia, 1994.

26Cfr. VIÑAO FRAGO, Antonio. Los cuadernos esolares como fuente histórica: aspectos metodológicos e historiográficos, em “Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche”, 2006, 13, p. 17-35.

27Si veda al riguardo l’eccellente lavoro di Luigi Marrella, I quaderni del Duce. Tra immagine e parola, Taranto, Barbieri, 1995.

28Cfr. LEVRA, Umberto. Fare gli italiani. Memoria e celebrazione del Risorgimento, p. 65-66.

29Sugli illustratori italiani per l’infanzia, si vedano FAETI, Antonio. Guardare le figure. Gli illustratori italiani dei libri per l’infanzia. Torino: Einaudi, 2001; VAGLIANI, Pompeo. I grandi per i piccoli: autori e illustratori per l’infanzia a Torino dal 1900 al 1950, tra letteratura, pittura e arti decorative, em Bibliofilia subalpina. Torino: Centro Studi Piemontesi, 2000, p. 121-136. Un primo censimento degli illustratori dei quaderni di scuola italiani del Novecento è riprodotto in Juri Meda, Quaderni di scuola. Nuove fonti per la storia dell’editoria scolastica minore, p. 90.

30I materiali documentari di seguito illustrati (bozzetti, illustrazioni, campionari di copertine ecc.), relativi ad un arco temporale che va dall’ultimo decennio del secolo XIX al secondo dopoguerra (anni Cinquanta e Sessanta), sono conservati nell’Archivio storico delle Cartiere Pigna (in seguito: ASCP) di Alzano Lombardo (Bergamo). Desidero esprimere la più viva gratitudine alla direzione dell’azienda Cartiere Paolo Pigna per avermi consentito l’accesso all’Archivio storico e la consultazione della cospicua documentazione ivi conservata, nonché per avere autorizzato la riproduzione, in appendice a questo lavoro, di una parte significativa delle copertine dei quaderni Pigna editi tra Otto e Novecento. Un sincero ringraziamento desidero porgere, inoltre, alla dott.ssa Giulia Bassi e al sig. Valerio Volpi per la preziosa collaborazione fornitami ai fini del reperimento della documentazione e della sua riproduzione fotografica. Deve essere precisato che l’Archivio storico delle Cartiere Paolo Pigna non è stato ancora ordinato. Una prima e provvisoria organizzazione dei materiali documentari, con l’indicazione delle serie e dei riferimenti archivistici, è stata curata da chi scrive con la collaborazione della dott.ssa Giulia Bassi.

31Serie: senza titolo (in seguito: s.t.), 1908.

32Cfr. GIBELLI, Antonio. Il regime illustrato e il popolo bambino. In: De GRAZIA, Victoria; LUZZATTO, Sergio. Dizionario del fascismo. I. Torino: Einaudi, 2002, p. 262-263; Id., Il popolo bambino. Infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Salò. Torino: Einaudi, 2005. Sullo specifico tema dei quaderni scolastici, si veda inoltre MONTINO, Davide. Le parole educate. Libri e quaderni tra fascismo e Repubblica. Milão: Selene, 2005.

33Cfr. BACIGALUPI, Marcella; FOSSATI, Piero. Da plebe a popolo. L’educazione popolare nei libri di scuola dall’Unità d’Italia alla Repubblica. Florença: La Nuova Italia, 1986; ASCENZI, Anna; SANI, Roberto. (a cura di). Il libro per la scuola tra idealismo e fascismo. L’opera della Commissione centrale per l’esame dei libri di testo da Giuseppe Lombardo Radice ad Alessandro Melchiori (1923-1928). Milão: Vita & Pensiero, 2005; MONTINO, Davide. Le parole educate. Libri e quaderni tra fascismo e Repubblica. Milão: Selene, 2005, p. 121-144.

34Si vedano i cenni contenuti in Giuliana Bertacchi (a cura di), La Resistenza ad Alzano Lombardo. Itinerari di ricerca attraverso testi e documenti cinquant’anni dopo, Bergamo, Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, 1995, pp. 23-28 e passim.

35Cfr. GUARRACINO, Scipione. I manuali del consenso. In: “I viaggi di Erodoto” 1989, 8, p. 170-183; ASCENZI, Anna. L’immagine di Giuseppe Mazzini nei manuali di storia dall’Unità al fascismo. In: MAZZINI, Giuseppe. Verifiche e incontri. Genova: Gammarò Editori, 2006, p. 17-37.

36Cfr. GENTILE, Emilio. Il culto del Littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista. Roma-Bari: Laterza, 1993.

37Cfr. De MEIS, Mario: PELLEGRINI, Andrea. Il settore della cellulosa e della carta. In: Camera dei Deputati, Atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sui limiti posti alla concorrenza nel campo economico, vol. VII: Studi e monografie, Roma, 1965, p. 129-145.

38Cfr. SANI, Roberto. La scuola e l’educazione alla democrazia negli anni del secondo dopoguerra. In: CORSI, Michele; SANI, Roberto. (a cura di). L’educazione alla democrazia tra passato e presente. Filano: Vita & Pensiero, 2004, p. 43-62.

39Cfr. D’APICE, Carmela. L’arcipelago dei consumi. Consumi e redditi delle famiglie italiane dal dopoguerra a oggi. Bari: De Donato, 1981; RAGONE, Gerardo. Consumi e stile di vita in Italia. Napoli: Guida, 1985. Sul mutamento della vita quotidiana degli italiani nel primo quindicennio postbellico, si veda anche VENÈ, Gianfranco. Vola colomba. Vita quotidiana degli italiani negli anni del dopoguerra: 1945-1960. Milano: Mondadori, 1990.

40Si vedano al riguardo: De GRAZIA, Victoria. La sfida dello «star system»: l’americanismo nella formazione della cultura di massa in Europa 1920-1965. In: ELLWOOD, David; LYTTLETON, Adrian. (eds.). Quaderni Storici. 1985, p. 95-134; GUNDLE, Stephen. L’americanizzazione del quotidiano. Televisione e consumismo nell’Italia degli anni Cinquanta. In: Quaderni Storici. 1986, 62, p. 563-580; FINCK, Guido; MINGANTI, Franco. La vita privata italiana sul modello americano. In: ARIÈS Philippe, DUBY, Georges. (eds.). La vita privata. V: Il Novecento. Roma-Bari: Laterza, 1988, p. 351-380.

APPENDICE

FONTE: Archivio Storico della Fabbrica Cartiere Pigna (ASCP).

FIGURA 1 FABBRICA CARTIERE PIGNA 

FONTE: Archivio Storico della Fabbrica Cartiere Pigna (ASCP).

FIGURA 2 VITTORIE-LA FONDAZIONE DELL’IMPERO 

FONTE: Archivio Storico della Fabbrica Cartiere Pigna (ASCP).

FIGURA 3 OGGI 

Received: May 21, 2019; Accepted: July 02, 2019

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